Mattarella e Draghi hanno vinto, viva il monopolarismo e viva la Democrazia Cristiana
Un’operazione di alta strategia per distruggere il sogno di un’Italia finalmente diversa.
A volte ritornano; no, non si tratta del celebre film horror del 1991 tratto dal romanzo di Stephen King, ma di un altrettanto inquietante horror, questa volta politico.
Pensavate di vivere in una vera democrazia, magari sul modello bipolarista americano?
Pensavate di vedere, finalmente, l’Italia correre verso il futuro con una realtà politica snella e con una struttura sburocratizzata?
Bene, rassegnatevi, il sogno è finito.
Ci sono cose dalle quali è impossibile sfuggire, fanno parte del nostro destino, e non riusciamo proprio a scrollarcele dalla schiena.
Un anno dopo l’uscita del film dell’orrore sopracitato, era il 1992, iniziava il declino (almeno così credevamo) del partito che aveva dominato l’Italia dal dopoguerra, la Democrazia Cristiana, la quale aveva utilizzato, spesso e volentieri, il concetto politico di “governo del tutti dentro” (chi non si ricorda il pentapartito), mantenendo, però un distacco evidente sia dalla destra (il Movimento Sociale Italiano) che dalla sinistra (il Partito Comunista).
Per l’Italia iniziava una nuova epoca, finiva la Prima Repubblica e iniziava un nuovo modo di fare politica; nasceva la Seconda Repubblica.
Le elezioni del 2008 crearono l'illusione di un sistema che si consolidava su due grandi partiti, il Popolo della Libertà e il Partito Democratico, dando inizia alla Terza Repubblica.
Nel 2011 anche la Terza Repubblica naufragò con le dimissioni del governo Berlusconi che posero fine al bipolarismo e con la costituzione di un governo tecnico (governo Monti), poi di coalizione tramite patti di non belligeranza (es. patto del Nazareno).
Le elezioni del 4 marzo 2018 delinearono la consacrazione del tripolarismo, con l’arrivo al governo del Movimento 5 stelle, dando inizio alla Quarta Repubblica.
L’Italia sembrava destinata a misurarsi a lungo con questa realtà politica: una destra (finalmente compatta), una sinistra (anch’essa compatta) e un partito di rottura (il Movimento 5 Stelle).
Poi è arrivato il Covid-19, i problemi sanitari ed economici legati alla pandemia e le note difficoltà a governare con questa forma di tripolarismo.
Ed ecco che arriva il “barbatrucco” (grazie ai Barbapapà per averci concesso la dotta citazione).
Il Presidente Mattarella, memore dei suoi trascorsi come deputato (dal 1983 al 2008) prima della Democrazia Cristiana, poi del Partito Popolare Italiano, poi della Margherita e, infine, nel Partito Democratico (un democristiano levogiro), chiama il Prof. Mario Draghi (da sempre legato mani e piedi alla storica Democrazia Cristiana) a dirigere il “governo della salvezza”.
Draghi è visto da tutti come un salvatore della Patria.
Improvvisamente, i provvedimenti presi (sinceramente non tanto diversi da quelli di Giuseppi) diventano illuminati e perfetti, nessuna protesta, nessuna contestazione, nessuna controproposta.
Doveva essere il “governo dei migliori” e dei migliori non è; doveva essere il “governo della discontinuità” e della discontinuità non è; doveva essere il “governo della ripartenza” e della ripartenza non è.
A parte qualche cambiamento che sa di “tanto fumo e niente arrosto” (sostituzione di Borrelli e Arcuri), cambiando l’ordine dei fattori il risultato non è cambiato.
Draghi ha applicato la nota proprietà commutativa della politica, fingere di cambiare tutto affinché nulla cambi.
E chi era il partito maestro di questo “trasformismo immutabile”? La Democrazia Cristiana.
Così da vecchio e consumato democristiano, Draghi ha pensato bene di annientare il tripolarismo e di distruggere la destra.
Seguendo il vecchio detto romano “divide et impera”, il nostro Grisù ha colpito la coalizione che, nella realtà, avrebbe vinto le prossime elezioni, ossia il centrodestra (Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia).
Facendo leva sulla voglia di poltrone degli altri due blocchi (centrosinistra e M5S), Draghi ha creato il governo del “tutti dentro”, eliminando, di fatto, la democrazia.
Così è tornata la vecchia distribuzione di poltrone e poteri, oggi denominata ipocritamente “unità nazionale”.
In realtà, portando al governo Lega e Forza Italia e lasciando all’opposizione Fratelli d’Italia, Draghi ha portato a termine il grande sogno di Mattarella, annientare la destra.
Al di là dei proclami di una destra sempre unita, nei fatti stiamo assistendo a scene pietose fatte in nome della poltrona.
La Lega che diventa europeista e immigrazionista, Forza Italia che manda a quel Paese il sogno della flat tax e di un'Italia liberista, insomma due partiti che rinnegano i loro ideali, ideali che hanno portato milioni di voti.
E ora?
Fratelli d’Italia continuerà a crescere grazie alla sua coerenza, ma non potrà mai incidere sulle decisioni dell’accozzaglia governativa.
Quindi sino al 2023 resteremo in queste condizioni e poi qualcosa cambierà con le nuove elezioni, forse.
Per ora godiamoci quest’ammucchiata di governo, tanto a pagare sono sempre gli Italiani.
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