Putin, Kirill e la dottrina del Russkij Mir per “rieducare” il mondo

Si sente sempre più spesso attribuire al presidente russo Putin una probabile demenza allo stato iniziale o il morbo di Parkinson per giustificare l’invasione dell’Ucraina.

Risulta difficile, però, pensare che alla base di questa nuova guerra ci sia un alterato stato mentale da parte dello zar moscovita, anche perché le azioni del presidente russo hanno il pieno appoggio dei membri del circolo ristretto che lo circonda, inclusi personaggi in precedenza ritenuti moderati quali l’ex presidente Dmitrij Medvedev e l’attuale ministro degli esteri Sergej Lavrov.

In realtà, il capo del Cremlino si rifà ad alcune tesi politiche e filosofiche elaborate dopo il crollo dell’Unione Sovietica, basate sul vecchio imperialismo russo dell’epoca zarista e sostenute anche da Kirill I, il controverso patriarca ortodosso di Mosca e di tutte le Russie. 

Questa tesi fornisce un quadro teorico che può, almeno in parte, spiegare l’invasione di uno Stato sovrano, indipendente e membro a pieno titolo dell’Onu.

Dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica e l’indipendenza simultanea delle quattordici ex Repubbliche socialiste sovietiche, alcuni politici russi hanno coniato il termine di “spazio post-sovietico”, definito anche “estero vicino”; questa nozione geopolitica indica le ex Repubbliche Sovietiche. Anche se diventati a pieno titolo Stati indipendenti e sovrani, i fautori dello “spazio post-sovietico” insistono sulla perdurante vicinanza”, soprattutto culturale, di questi Stati con la Russia.

Tale spazio, al quale la Russia resta molto legata, è un’estensione geografica che la Chiesa ortodossa rappresenta tuttora come un unicum con la madrepatria russa; la rinnovata sintonia tra il governo moscovita e la Chiesa ortodossa russa ha trasformato quest’ultima nel principale strumento di soft power per le politiche della Federazione guidata da Putin. 

Il maggiore risultato della rinnovata unione è la dottrina del “Russkij Mir”, che disegna una nuova Russia guidata da Putin come unica alternativa al modello occidentale.

Il “Russkij Mir”, che significa “il mondo russo/la pace russa”, impone il superamento della subalternità all’Occidente colpevole, tra l’altro, di essersi introdotto nell’area d’influenza russa. Secondo questa dottrina l’Occidente va invece sfidato proclamando la superiorità della civiltà russa in ogni campo. L’Occidente, in particolare, è considerato sinonimo di caos e di decadenza irreversibile. 

Nel 2007 Putim ha creato per decreto La Russkiy Mir Foundation ( in russo : Фонд "Русский мир" , letteralmente "Russian World Foundation"), come organizzazione sponsorizzata dal governo volta a promuovere la lingua russa e la cultura russa in tutto il mondo e a "formare il Mondo Russo come progetto globale",  collaborando con la Chiesa ortodossa russa nella promozione di valori che sfidano la tradizione culturale occidentale .

In questo senso il patriarcato diventa il “braccio spirituale” del Cremlino, che deve dar vita a una diversa civilizzazione, fondata sulla tradizione ortodossa e sui valori che essa incarna.

Il 3 novembre 2009, alla Terza Assemblea Mondiale della Russia, il Patriarca Kirill di Mosca ha definito il "mondo russo" come "lo spazio di civiltà comune fondato su tre pilastri: l'ortodossia orientale , la cultura russa e soprattutto la lingua e la memoria storica comune e connesso con la sua visione comune sull'ulteriore sviluppo sociale".

Anche l’ordine mondiale imperniato sugli Stati Uniti e i Paesi anglosassoni deve quindi cambiare, poiché l’ordine nuovo che Mosca auspica è multipolare. Al progressismo occidentale va sostituito un mondo fondato sulla tradizione russa e, più in generale, slava. 

A questo punto entrano in scena gli ucraini, assunti quale esempio emblematico di popolo slavo, e affine a quello russo, che si è ribellato alla suddetta tradizione per abbracciare totalmente la cultura occidentale.

Gli ucraini, che hanno adottato la civiltà occidentale, vanno quindi severamente puniti, anche con la violenza quando è giudicata necessaria. La galassia russa deve ritrovare il suo splendore elaborando un diverso modello di società, basata sui valori della tradizione. Se rifiutano, gli ucraini devono essere “rieducati” sottoponendoli a un processo di nuova russificazione coatta, come pare stia avvenendo a quelli deportati nel territorio della Federazione Russa.

Occorre pertanto riflettere su quanto sia arduo condurre trattative serie con Putin e il suo circolo ristretto. Non stanno infatti conducendo soltanto un’operazione bellica, ma anche una battaglia culturale così dottrinaria da non prendere nemmeno in considerazione la sconfitta. Ed è proprio questo fattore a rendere così inquietante la guerra che ora si combatte sul suolo ucraino.

Il concetto di "Russkiy Mir" è diventato la base di una crociata contro la cultura liberale occidentale e questo ha portato a un "nuovo culto russo della guerra". 

Il regime di Putin ha particolarmente svilito il concetto di "mondo russo" con un misto di oscurantismo, dogma ortodosso, sentimento anti-occidentale, nazionalismo, teoria del complotto e stalinismo dello stato di sicurezza.

Estonia, Lettonia, Lituania e Moldavia sono avvisate.


Riccardo Bonsi


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