Qui giace Diego Armando Maradona, il grande calciatore argentino che Napoli rese immenso
Penso proprio che non sia stato Maradona ad aver reso grande Napoli, ma esattamente il contrario.
In questi giorni ho letto quasi ovunque che Maradona ha fatto grande Napoli, che è stato per la città campana un “riscatto sociale”, che “è stato il riscatto, il sogno che si può realizzare” (va beh, questo lo ha scritto Saviano…), che ha tolto la vergogna dalla faccia di Napoli.
Mi auguro che chiunque la pensi così o abbia scritto queste cose chieda subito scusa a Napoli.
Va bene intestare lo stadio di Napoli a Maradona in quanto il “pibe de oro” è stato sicuramente il più grande calciatore che la squadra del Napoli abbia avuto sino ad oggi, ma poi stop, fermiamoci allo stadio.
Chi ha detto quelle cose che ho scritto sopra forse ha dimenticato o, se napoletano ha rinnegato, Napoli.
Napoli non è Maradona, è ben altro, è un concentrato di storia, arte, cultura, moda, cibo, imprenditoria, generosità, cuore, Napoli è unica nel suo genere, persino nelle sue contraddizioni, unica al mondo.
Napoli è la più antica università pubblica al mondo (la Federico II, 1224), il primo teatro al mondo (il S. Carlo, 1737), la prima cattedra di economia al mondo (1754), il primo codice marittimo del mondo (il Codice De Jorio, 1781), il primo intervento in Italia di profilassi antitubercolare (1782), il primo museo mineralogico del mondo (il Real Museo Mineralogico, 1801), il primo orto botanico in Italia (il Real Orto Botanico, 1807), la prima nave a vapore nel mediterraneo (la Ferdinando I, 1818), il primo osservatorio astronomico in Italia, a Capodimonte (1819), la prima nave da crociera in Europa (la Francesco I, 1833), la prima ferrovia italiana (tratto Napoli-Portici, 1839), la prima nave da guerra a vapore d’ Italia (la Ercole, 1843), il primo osservatorio meteorologico d’Italia (il Vesuviano 1845), il primo telegrafo elettrico in Italia (1852), la prima nave ad elica in Italia (la Monarca, 1860) e il primo Corpo dei Pompieri d’Italia (1860).
Una lista impressionante di primati, ma Napoli è anche persone incredibili come il ribelle Tommaso Aniello d'Amalfi – detto Masaniello -, lo scrittore Giambattista Basile, il cantautore Edoardo Bennato, il filosofo Giordano Bruno, l’ammiraglio Francesco Caracciolo, del tenore Enrico Caruso, il compositore Domenico Cimarosa, l’attrice Luisa Conte, l’attore Carlo Croccolo, il carabiniere eroe Salvo D’Acquisto, il cantautore Pino Daniele, il filosofo e scrittore Luciano De Crescenzo, gli attori fratelli Eduardo, Peppino e Titina De Filippo, il capo di stato maggiore del Regio Esercito Generale Armando Diaz, il poeta Salvatore Di Giacomo, il giurista Gaetano Filangeri, l’astronomo Francesco Fontana, il pittore Luca Giordano, l’attrice Sophia Loren, il cantante Mario Merola, il cantautore Roberto Murolo, l’attore Carlo Pedersoli (Bud Spencer), l’attrice Tina Pica, l’ingegnere Nicola Romeo – fondatore dell’Alfa Romeo -, il pittore e poeta Salvator Rosa, il regista Francesco Rosi, lo scultore Giuseppe Sammartino – l’autore del Cristo velato -, l’attore Vincenzo Salemme, il poeta e umanista Jacopo Sannazaro, l’attore Alessandro Siani, l’attore Eduardo Scarpetta, la scrittrice Matilde Serao – pluricandidata al premio nobel per la letteratura -, l’attore Massimo Troisi, l’architetto Luigi Vanvitelli, il filosofo Giambattista Vico e il principe della risata, Antonio De Curtis – Totò -.
Basterebbe solo questo per capire come Maradona non abbia riscattato Napoli.
Ma Napoli è soprattutto generosità, cuore, è il caffè sospeso (e ora anche il tampone sospeso), Napoli è mille colori, Napoli è semplicemente e immensamente Napoli.
Non è stato Maradona ad aver reso grande Napoli, ma esattamente il contrario.
E questo è l’epitaffio che vorrei scrivere su questa vicenda:
“Qui giace Diego Armando Maradona,
il grande calciatore argentino
che Napoli rese immenso”.
Riccardo Bonsi
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