Guerra Armenia – Azerbaijan: l’Armenia si arrende, è la fine di un sogno
Le truppe azere, forti del sostegno turco, hanno costretto alla resa i militari armeni; ora si temono le rappresaglie delle truppe partigiane armene.
Il Nagorno Karabakh è nuovamente azero e la Repubblica di Artsakh svanisce nel nulla.
Per evitare ulteriori massacri delle sue truppe dopo una serie ininterrotta di sconfitte militari in Nagorno Karabakh, il Primo Ministro armeno Nikol Pashinyan ha firmato ieri sera un armistizio con l’Azerbaijan.
L’armistizio è stato negoziato grazie all’intervento della Russia.
Un armistizio senza compromessi, che vede l’Armenia piegarsi a tutte le richieste azere.
Il colpo “mortale” per gli Armeni è arrivato con la presa delle truppe azere di Shusha lo scorso 8 novembre, la città considerata la “Gerusalemme” armena, e la devastazione della famosa Cattedrale di Ġazančec'oc'.
Pashinyan, noto pacifista (i suoi ispiratori sono Gandhi e Mandela) e oppositore del regime di Yerevan filorusso, ha dichiarato che spiegherà nei prossimi giorni il suo gesto alla nazione.
Per la verità, il popolo armeno non ha accettato di buon grado la resa: migliaia di manifestanti hanno occupato la sede del governo e il parlamento di Yerevan, scandendo slogan quali “Pashinyan, vergogna, vergogna” e ora si teme un’escalation della guerriglia partigiana armena.
Anche il Presidente azero Ilham Aliyev ha accusato di vigliaccheria Pashinyan per essersi rifiutato di farsi riprendere dalle tv mentre firmava l’armistizio.
La guerra trentennale per il controllo dell’enclave secessionista finisce dunque con una vittoria dell’Azerbaijan, la nazione che nel 1994 fu costretta a firmare un armistizio altrettanto doloroso che concedeva di fatto agli armeni il controllo del Nagorno Karabakh.Il Presidente Aliyev gioisce e gioisce anche il Presidente Turco Erdogan, che ora ha esteso il suo dominio politico anche in quella zona.
Un mese e mezzo di scontri violenti e almeno cinquemila morti.
Il tutto di fronte ad un’Unione Europea assente e distratta (di fatto pro Azerbaijan) e gli Stati Uniti concentrati sulla campagna elettorale.
Per evitare altri spargimenti di sangue, la Russia ha schierato subito truppe di peacekeeping nella zona contesa: una mossa che rientra nell’accordo che, secondo il presidente russo Vladimir Putin, dovrebbe porre la parola “fine” al conflitto.
E ora cosa accadrà?
Verosimilmente, gli azeri rientreranno in Nagorno Karabakh e la popolazione armena troverà rifugio una parte in Armenia e una parte migrerà in varie parti del mondo.
Una nuova tragica diaspora per un popolo che sembra non trovare mai pace.
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