Questa volta sto con Macron

Nella silenziosa e ignorata guerra tra Armenia e Azerbaijan, in favore dell’Armenia si alza solo la voce del Presidente Francese Macron.


La mia avversione verso le varie decisioni del Presidente francese Macron sono note.

La sua politica aggressiva e il suo voler comandare ad ogni costo ignorando i suoi alleati mi ha sempre trovato in profondo disaccordo.

Questa volta, però, sto con Macron.

Il Presidente Francese è l’unico in Europa che nella silenziosa e ignorata guerra tra Armenia e Azerbaijan si è ufficialmente pronunciato in favore dell’Armenia.

La guerra fra Armenia e Azerbaijan per il controllo del Nagorno Karabakh aumenta di intensità giorno per giorno, con il ricorso da parte azera agli armamenti avanzati di fabbricazione israeliana e turca e con l’arrivo nella zona dei combattimenti di eserciti mercenari (circa cinquemila persone), formato da soldati dell’Esercito Siriano Libero, dai Lupi Grigi, dalla compagnia di sicurezza privata Sadat e dai terroristi dell’Isis.

L’Unione Europea ha lanciato un appello per un cessate il fuoco ai belligeranti, ma la tendenza generale della diplomazia europea e della maggior parte dei Paesi UE è di un supporto tacito all’Azerbaijan. 

Le motivazioni sono, come sempre, economiche: l’Europa è legata a all’Azerbaijan da accordi strategici nel campo dell’energia (circa il 5% del fabbisogno annuale comunitario di gas naturale è di provenienza azera) e nel campo dei trasporti (il porto di Baku e la linea ferroviaria Baku-Tbilisi-Kars).

Dunque, tanto rumore, ma poca sostanza.

Ancora una volta gli Armeni si trovano abbandonati, in nome della realpolitik economica e poco importa se stanno morendo civili e gli sfollati sono migliaia.

Macron ha avuto il merito di essere stato l’unico tra gli statisti europei a capire che il Nagorno Karabakh, o Repubblica di Artsakh, è di vitale importanza per l’UE.

Le dichiarazioni e le manovre del Presidente francese sono in netta controtendenza con quello che è l’atteggiamento comunitario predominante, mostrano la volontà della Francia di proseguire lo scontro a distanza (per ora) con la Turchia e, soprattutto, spianano la strada al riconoscimento dello status quo della Repubblica di Artsakh: un’area contesa che de jure è azera ma de facto è armena.

Probabilmente, nelle decisioni di Macron si fa sentire anche l’influenza della lobby armena a Parigi, la più grande comunità diasporica armena del Vecchio Continente, circa seicentomila persone, la cui voce viene frequentemente ascoltata dal mondo politico francese.

Concludendo, forse sarà per la sua atavica antipatia nei confronti di Erdogan e della Turchia, forse sarà per l’influenza della comunità armena a Parigi, sta di fatto che la Francia, uno degli Stati Europei più laici in assoluto, è intervenuto in difesa degli armeni in quella che sembra sempre di più una guerra di religione.

E questa volta io sto con Macron.


Riccardo Bonsi


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